Famiglia, ecco le linee guida dell’Avvocatura sulla riforma Orlando

Si è riunito ieri, per la prima volta, sotto il coordinamento del Consiglio Nazionale Forense, il Laboratorio sul diritto delle persone, delle relazioni familiari e dei minorenni, costituito dalle cinque Associazioni specialistiche.

Erano presenti, per il CNF, il consigliere segretario Andrea Mascherin, Luisella Fanni e Franca Alessio (AIAF- Associazione italiana Avvocati per la famiglia e i minori), Gian Ettore Gassani (AMI- Associazioni Matrimonialisti Italiani); Maria Giovanna Ruo e Anna Di Loreto (Cammino-Camera Nazionale Avvocati famiglia e minorenni), Giancarlo Savi (Osservatorio Nazionale sul Diritto di Famiglia), Luciana Sergiacomi e Rita Perchiazzi (Unione Nazionale Camere Minorili).

Il Laboratorio ha avviato un confronto che proseguirà per condividere un progetto in vista della riforma organica del sistema giurisdizionale in un ambito di particolare impatto sociale, che riguarda i diritti fondamentali della persona, nella definizione del proprio status e nelle sue relazioni familiari e affettive.

Nel primo incontro sono state condivise importanti linee guida, in relazione a quanto annunciato dal Guardasigilli Andrea Orlando riguardo alla istituzione di un tribunale della famiglia e per i diritti delle persone, finalizzato ad avere” una specifica articolazione giudiziaria, i cui componenti si occuperanno dell’intero settore della famiglia e delle persone in via esclusiva, così da acquisire un elevato tasso di specializzazione”.

In vista dunque di un prossimo articolato normativo, dal confronto è emerso che il nuovo “giudice” della famiglia:
a) dovrà avere carattere di assoluta novità, anche per superare le carenze dell’attuale sistema imperniato nella molteplicità dei giudici;
b) che la concentrazione delle tutele e la razionalizzazione del sistema permetterà di avere economie di scala che è necessario reinvestire nello stesso settore;
c) che il principio di prossimità in una materia che investe i diritti fondamentali delle persone e di soggetti vulnerabili rappresenta un valore sociale, finalizzato a garantire-oltre l’accessibilità-anche la funzione giudicante, l’effettiva esecuzione dei provvedimenti e il monitoraggio necessario;
d) che per le stesse ragioni, tale nuovo organismo debba avere l’esclusività nella competenza e un’alta specializzazione di tutti gli operatori coinvolti, togati, laici, avvocati.

Sotto il profilo più strettamente processuale, si è affermata la necessità che il nuovo rito “di famiglia”, tendenzialmente unico, semplificato ma flessibile rispetto alle specifiche materie, sia pienamente “giurisdizionalizzato”, attivato con ricorso e concluso con sentenza.
Il procedimento dovrà essere improntato ai principi del giusto processo: terzietà del giudice, rappresentanza autonoma del minorenne in caso di conflitto di interessi tramite il curatore speciale, se del caso avvocato; e la difesa tecnica di tutte le parti, compreso il minorenne.
L’impiego di altre professionalità, infine, non dovrà compromettere la centralità del giudice togato, e dovranno escludersi deleghe di funzioni istruttorie e decisorie agli esperti, ai quali dovrà essere garantita formazione specifica rispetto ai compiti chiamati a svolgere.

Il laboratorio ha anche espresso l’esigenza di regolamentare l’apporto dei servizi socio-sanitari rispetto alle attività processuali ed extra-processuali.

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